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A caccia di miti: anni '60
25.06.2016
La combricola arrivò verso le 13.00, viaggio lungo lento e infinito, tanto che il buon Armandone, tassista di Roma, chiedendoci dov’eravamo mentre ancora si attraversava gli Appennini sulla Cisa, apostrofò Toni con uno spiritoso “aò, fermate un po’ sulla corsia d’emergenza e fatte raccattà dar carrettone, c’è modo che arrivi prima!”

Ci voleva una pausa ristoratrice con tanto di bagnetto nel Mediterraneo, prima di ripartire alla volta di Roma.

Visto la zona, era d’uopo procedere con il trittico da turista:

IL PIPER

No, ragazzo no
tu non mi metterai
tra le dieci bambole
che non ti piacciono più
oh no, oh no

LA BUSSOLA

Eh Toni, cribbio, frena che non riesco a scattarla! Altro pezzo da novanta degli anni sessanta quando Rimini ancora non era Rimini, ma sgomitava, e la Versilia attirava frotte di VIP al pari di oggi le località proibitive della Sardegna. Benché io, parafrasando Guccini, “scusate non mi lego a questa schiera, andrò in vacanza nell’adriatica Riviera!”

LA CAPANNINA

Pronto a scattare quella struttura idolatrata nei film da Jerry Calà, delusissimo vedendola, abbassai il cellulare e chiesi all’amico fidato al volante: “quanto ci vuole ancora per Roma?”

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